Piemonte

Juglans nux-taurinensis

Frutti di noce fossili

Descrizione

 Questi fossili di noci, rinvenuti a La Morra (Cuneo), figurano fra i primi fossili descritti in Piemonte. Nel 1757 il botanico Carlo Allioni li menzionò con il nome “Fructum nucis juglandis” mentre nel 1828 il geologo francese Alexandre Brongniart istituì la nuova specie Juglans nux-taurinensis (“noce di Torino”), basandosi su dueesemplari tuttora custoditi al Muséum national d’Histoire naturelle di Parigi.

Come riportato da Paolo Peola nel suo libro “Flora Fossile Braidese” del 1895, altri esemplari attribuiti a questa specie si trovano nel Museo Craveri di Bra (Cuneo) e furono rinvenuti nella località Bric del Dente, citata dallo stesso naturalista Federico Craveri. Studi recenti indicano che in quest’area affiora un deposito attribuitile al Messiniano (circa 7,2-5,3 Ma) dal quale potrebbero provenire i reperti. Le ricerche svolte sul campo per individuare esattamente il sito di provenienza delle noci, però, non hanno ancora avuto esito favorevole.

L’importanza di Juglans nux-taurinensis è molteplice: sono gli unici reperti di questo tipo rinvenuti in Piemonte e aiutano a ricostruire il clima e agli ecosistemi continentali del passato. Sono inoltre importanti anche dal punto di vista storico, perché testimoniano le prime indagini paleobotaniche condotte da studiosi illustri del Settecento.

Classificazione e confronto dimensionale

Regno: Plantae

Divisione: Magnoliophyta

Classe: Magnoliopsida

Ordine: Fagales

Famiglia: Juglandaceae

Genere: Juglans

Specie: †Juglans nux-taurinensis Brongniart, 1828

  • ERA: Cenozoico
  • PERIODO: Neogene
  • EPOCA: Miocene
  • ETÀ: Messiniano (7,2-5,3 Ma)

Ultima età del Miocene, contraddistinta da vasti depositi evaporitici formatisi durante la crisi di salinità del Messiniano: la chiusura dello Stretto di Gibilterra isolò il Mar Mediterraneo e la successiva evaporazione delle acque favorì la precipitazione di minerali come gesso e salgemma.

Località Bric del Dente, La Morra (CN)

Museo Civico Craveri di Storia Naturale di Bra (CN)

Numero di catalogo:
MCCB-04208

Galleria

Calco esterno in matrice di un reperto determinato dubitativamente come Juglans nux-taurinensis.

  • Anno di scoperta: 1980
  • Località di provenienza: Case Missione, Alba.
  • Età: Miocene superiore, marne del Messiniano post-evaporitico.
  • Numero di catalogo: MCEA-P05043.
 

Serie di reperti che mostrano la diversità vegetale terrestre piemontese del Neogene:

  • A-C. Resti fossili di frutti della famiglia dei noci (Juglandaceae), attribuiti a “Juglans” nuxtaurinensis” da Brongniart (1822), provenienti da La Morra.
  • A. Calco naturale della cavità del seme all’interno di un frutto, e conservato al Muséum national d’histoire naturelle di Parigi, MNHNF-3010.1z
  • B. Impronta esterna di un frutto, MNHN-F-3010.4;
  • C. Esemplare in alto al centro: calco naturale della cavità del seme all’interno di un frutto, esemplare già citato da Peola (1896), conservato presso il Museo di Bra, MCCB-04208 e fossile regionale;
  • D-G. Resti fossili provenienti da La Morra e conservati al Museo Geologico Sperimentale Giaveno (MGSG), collezione Allioni (AC: Allioni Collection);
  • D. Impronta di uno strobilo che, per il numero e la sottigliezza delle squame e l’arrotondamento dell’apice, è simile ad esemplari di Cathaya noti per il Pliocene del Piemonte, MGSG-AC1197;
  • E. Impronta di uno strobilo che, per lo spessore delle squame, la struttura degli umboni, il contorno e le dimensioni appare molto simile ad esemplari di Pinus hampeana, specie nota per il Pliocene del Piemonte (Bertoldi & Martinetto,1995), MGSG-AC1196;
  • F. Fossilizzazione indiretta di un’infruttescenza attribuibile a Liquidambar europaea, MGSG-AC3165;
  • G. Fossilizzazione indiretta di un’infruttescenza attribuibile a Magnoliaestrobus sp., MGSC-AC1620.
Da Martinetto E., Bicchi E., Cavallo O., Damarco P., Dela Pierre F., Fassio A., Imbriano F., Lozar F., Natalicchio M., Pane V., Repetto G., 2023 - Macrofossili di piante terrestri da siti neogenici del Piemonte meridionale. Rivista piemontese di Storia naturale, 44: 17-62.

Per saperne di più:

  • Allioni C. (1757). Oryctographiae pedemontanae specimen, exhibens corpora fossilia terrae
    adventitia. 82 pp. Bauche, Paris.
  • Bertoldi, R., Martinetto, E., 1995. Ricerche paleobotaniche (palinologiche e paleocarpologiche) sulla successione “villafranchiana” del Rio Ca’ Viettone. Il Quaternario 8(2), 403–422.
  • Brongniart, A., 1822. Sur la classification et la distribution des végétaux fossiles en général, et sur ceux des terrains de sédiment supérieur en particulier. Chapitre II. Sur quelques végétaux fossiles des terrains de sédiment supérieur. Mém. Mus. Hist. Nat. 8, 297-348.
  • Dela Pierre F., Bernardi E., Cavagna S., Clari P., Gennari R., Irace A., Lozar F., Lugli S.,Manzi V., Natalicchio M.,Roveri M. & Violanti D. (2011). The record of the Messinian salinity crisis in the Tertiary Piedmont Basin (NW Italy): the Alba section revisited. Palaeogeography, Palaeoclimatology, Palaeoecology, 310: 238-255.
  • Ghielmi M., Rogledi S., Vigna B. & Violanti D. (2019). La successione messiniana e pliopleistocenica del Bacino di Savigliano (settore occidentale del Bacino Terziario Piemontese) – Italia. Geologia Insubrica, 13: 1-141.
  • Peola P. (1895). Flora fossile braidese. 134 pp. Tip. Racca, Bra.
  • Sacco F. (1886). Il piano Messiniano in Piemonte (Parte I – Mondovì-Guarene). Bollettino della Società Geologica Italiana, 5: 74-92.
  • Sacco F. (1889). Catalogo paleontologico del bacino terziario del Piemonte. Bollettino della Società Geologica Italiana, 8: 3-233.
  • Sismonda E. (1859). Prodrome d’une flore fossile du terrain tertiaire du Piémont. Memorie della Reale Accademia delle Scienze, 18: 530-531.
  • Sismonda E. (1865). Materiaux pour servir à la paléontologie du terrain tertiaire du Piémont. Memorie della Reale Accademia delle Scienze, 22: 391-471.

Crediti e ringraziamenti

Un sentito ringraziamento per la condivisione del materiale multimediale utilizzato in questa pagina va a Gianni Repetto, curatore del Museo Civico “Federico Eusebio” di Alba.

Grazie anche al Professor Edoardo Martinetto dell’Università di Torino per il sostegno e la collaborazione.